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La tassa di soggiorno non può risanare il bilancio

la Tassa di soggiorno, particolare chiesa San Paolino di Viareggio

Si discute spesso sull’utilità della tassa di soggiorno e su come utilizzare i ricavi del gettito fiscale. Quel che è sicuro è che la tassa di soggiorno non può essere utilizzata per risanare il bilancio. È quanto espresso dalla Sezione I del Consiglio di Stato con il parere n. 2383 del 15 novembre 2016. A dire la verità, il Consiglio di Stato non ha fatto altro che ribadire quanto già prescritto dal D.Lgs. n.23 del 14 marzo 2011 in merito alle disposizioni in materia di federalismo fiscale municipale. Al comma 1 dell’articolo 4 del Decreto legislativo, infatti, si legge: «Il relativo gettito è destinato a finanziare interventi in materia di turismo, ivi compresi quelli a sostegno delle strutture ricettive, nonché interventi di manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali ed ambientali locali, nonché dei relativi servizi pubblici locali».

Il parere del Consiglio di Stato è stato richiesto dagli albergatori di Viareggio in seguito alla delibera del 31 ottobre 2014 con la quale il commissario prefettizio del comune toscano ha incrementato la tassa di soggiorno applicando la tariffa massima consentita.

La tassa di soggiorno a Viareggio

Il comune di Viareggio, con la delibera consiliare n.18 del 28 giugno 2012, seguita poi dalla delibera di giunta n.304 del 12 luglio 2012, ha istituito la tassa di soggiorno con specifiche tariffe. Originariamente l’imposta di soggiorno da corrispondere era rapportata alla classificazione delle strutture ricettive in base alle stelle e al periodo dell’anno in cui ricadeva il soggiorno: alta, media o bassa stagione.

Dissesto finanziario e nuova tassa di soggiorno

Nell’ottobre del 2014 il consiglio comunale ha dichiarato il dissesto finanziario del comune di Viareggio. Caduta l’amministrazione la gestione del comune è passata nelle mani del commissario prefettizio. Una delle prime azioni compiute dal commissario è stata quella di rideterminare l’imposta di soggiorno. Così con l’atto n.15 del 31 ottobre 2014 il commissario prefettizio ha innalzato al massimo consentito, ovvero 5€ a notte, la tassa di soggiorno per gli alberghi a cinque stelle e, in misura più contenuta, per le altre strutture e tipologie di livello inferiore. Nello stesso provvedimento è stata eliminata anche la classificazione tra bassa, media e alta stagione.

Come funziona la tassa di soggiorno

La tassa di soggiorno è un’imposta facoltativa. Secondo il decreto legislativo del 14 marzo 2011 in merito al federalismo fiscale, il provente dell’imposta di soggiorno deve essere destinato completamente per finalità connesse al turismo. Per questo motivo è possibile istituire la tassa di soggiorno solo nei capoluoghi di provincia e nei comuni iscritti negli elenchi regionali delle località turistiche o città d’arte. L’imposta di soggiorno, in ogni caso, non può superare i 5€ a notte, fatta eccezione per la capitale Roma, dove può arrivare anche a 10€ (secondo il d.l. 14.3.2011, n.23). Attualmente il comune di Roma ha fissato in 7€ la tariffa massima.

Tassa di soggiorno, imposta di soggiorno in Italia

Tassa di soggiorno – L’imposta di soggiorno in Italia non può essere utilizzata per risanare il bilancio

Cosa è successo a Viareggio

La nuova tassazione imposta dall’allora commissario prefettizio di Viareggio ha, in alcuni casi duplicato i costi dell’imposta di soggiorno. I proprietari di varie strutture ricettive del comune di Viareggio non hanno preso di buon grado la scelta del comune. Così il 5 marzo 2015 alcune strutture ricettive hanno presentato al comune di Viareggio un ricorso in merito all’aumento dell’imposta di soggiorno.

I punti contestati dagli albergatori sono essenzialmente due:

  1. Le strutture ricettive di Viareggio sono penalizzate nei confronti della concorrenza degli altri comuni limitrofi.
  2. L’aumento è stato richiesto per evidenti motivi di bilancio e non per finalità connesse al turismo.

Proprio in merito a quest’ultimo punto il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso degli albergatori di Viareggio annullando l’aumento della tassa di soggiorno. Il Consiglio di Stato ha quindi giudicato legittima la richiesta degli albergatori di contestare la tassa di soggiorno. Anche non essendo destinatari diretti dell’imposta, gli albergatori sono i soggetti tenuti alla riscossone della tassa applicata ai loro clienti. Ciò implica un aumento del costo reale del servizio alberghiero e quindi, suscettibile di incidere sulla relativa domanda.

I problemi inerenti la tassa di soggiorno a Viareggio

Esmeralda Giampaoli, presidente Confesercenti Versilia, rivendica, per conto degli albergatori un ruolo chiave nella gestione della tassa di soggiorno: «Possiamo affermare che a Viareggio, a distanza di alcuni anni ormai dall’entrata in vigore del provvedimento, non vediamo ancora un ritorno concreto sul territorio, derivante dall’impiego di tale imposta. Quei soldi, essendo tale imposta nata per uno scopo ben preciso, dovrebbero essere reinvestiti sul territorio a vantaggio del comparto turistico, commerciale e culturale. Ad oggi non è così e chiederemo sia che ci venga consegnato un rendiconto dettagliato, di come tale imposta sia stata investita nel passato, sia quali idee l’amministrazione ha intenzione di mettere in campo per il prossimo futuro».

La tassa di soggiorno, come concepita dalle normative sul federalismo fiscale, deve fornire carburante per l’incremento del turismo e non può assolutamente fungere a sanare il bilancio, così come spiegato dal parere del Consiglio di Stato del 15 novembre 2016.

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